Integrazione socio-sanitaria. Quale ruolo nei modelli assistenziali?
Roberto Grinta
Direttore budget medici di medicina generale, ASUR Marche AV2 Jesi
A livello scientifico, come nella legislazione nazionale e regionale concernente il nostro sistema di welfare, l’integrazione socio-sanitaria è riconosciuta, in modo unanime, come esigenza imprescindibile per garantire l’efficacia dell’intervento assistenziale pubblico. Cionondimeno, sul piano normativo è finora mancata in Italia non solo l’adozione di una disciplina unitaria e organica della materia, ma anche una definizione unica ed universale del concetto di integrazione dei due ambiti, sanitario e sociale.
L’analisi della situazione determinatasi nel tempo in questa materia dimostra l’esistenza di una serie di consolidate asimmetrie tra le regioni e finanche all’interno di una stessa regione, con le conseguenti disparità di trattamento fra i cittadini.
L’ampiezza dei poteri attribuiti ai comuni nel campo dell’assistenza sociale ha finora impedito di realizzare una piena integrazione tra sanità e sociale, anche se a tale risultato ha certamente concorso la circostanza che al livello nazionale non siano stati ancora individuati i livelli essenziali e uniformi delle prestazioni sociali, a differenza di quanto avvenuto per quelli delle prestazioni sanitarie, nonostante che leggi nazionali ne abbiano prevista l’adozione in entrambi i settori allo scopo di stabilire la natura e l’esigibilità dei diritti del cittadino.
Il raggiungimento di un’effettiva integrazione tra sanità e sociale richiede sempre di più la strutturazione di percorsi integrati, in grado di garantire alla persona, in un contesto unitario, il soddisfacimento dei bisogni di tutela della salute e di protezione sociale. Occorre dunque una profonda razionalizzazione dei percorsi organizzativi dei processi assistenziali, anche con riguardo alla qualificazione delle professionalità di cui il settore necessita; razionalizzazione che richiede un inevitabile ripensamento circa la competenza legislativa delle regioni e l’autonomia decisionale degli enti locali, sulla base di disposizioni generali e comuni dettate dallo Stato per la tutela della salute e per le politiche sociali.
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