EDITORIALE

 

I quarant’anni del Servizio Sanitario Nazionale

 

MARIO GRECO
Esperto di legislazione sanitaria

 

     Sono trascorsi quaranta anni dal giorno - il 23 dicembre 1978 - in cui, con la promulgazione della Legge n. 833, nacque nel nostro Paese il Servizio sanitario nazionale.
     Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare l’evento con un Suo discorso celebrativo nel corso di una solenne manifestazione; iniziativa, la Sua, quanto mai opportuna, trattandosi della legge che diede avvio alla realizzazione della riforma che attuava il principio costituzionale concernente il diritto alla tutela della salute individuale e collettiva, sancito dall’art. 32 della nostra Carta fondamentale: principio che più di ogni altro, fra i tanti dettati dai Padri costituenti per regolare la vita dello Stato democratico, investe in modo diretto e immediato un interesse primario di qualunque cittadino, in misura finanche superiore a quello concernente il diritto al lavoro.
     Né vanno sottaciute, in proposito, due significative circostanze. Anzitutto, i principi e gli obiettivi, tanto qualificanti quanto ambiziosi, fissati dagli artt. 1 e 2 della legge istitutiva sono rimasti finora immutati, nonostante i successivi interventi legislativi resisi necessari, i quali, anzi, li hanno espressamente confermati; cosicché è stato salvaguardato il carattere organico, universalistico e paritario proprio del Servizio fin dalle origini.
     In secondo luogo, il sistema di tutela globale della salute costruito nell’arco di quattro decenni, sia pure gradualmente e attraverso sostanziali revisioni di carattere organizzativo-gestionale, è riconosciuto in modo unanime (a partire dall’OMS) tra i migliori al mondo, essendosi rivelato in grado di migliorare il benessere dei cittadini e concorrere al progresso dell’intera collettività nazionale.
     La capacità del SSN di realizzare gli originari obiettivi, evidenziatasi negli anni, non è solo potenziale, ma è nei fatti: lo dimostrano in modo inconfutabile i risultati conseguiti dalle cosiddette “regioni virtuose” con strumenti normativi identici e mezzi finanziari proporzionalmente uguali messi, di anno in anno, a disposizione di ciascuna Comunità regionale, dalla Sicilia al Trentino-Alto Adige.
     È un dato di fatto che, nonostante le carenze e il malaffare, le inefficienze e i disservizi diffusi in tante parti del Paese - dovuti esclusivamente a fattori culturali e sociali di natura localistica, vale a dire del tutto estranei alla legislazione sanitaria nazionale, della quale hanno tradito e continuano a tradire le finalità e i contenuti, con grave danno per i malcapitati residenti in quelle contrade - il sistema sanitario nel suo complesso è riuscito, grazie anche ad una accentuata mobilità interregionale, a migliorare sul piano nazionale il livello generale di tutela della salute collettiva, ad assicurare alla maggioranza degli italiani cure efficaci per molte patologie e a promuovere, attraverso una nuova attenzione verso la prevenzione delle malattie, positivi cambiamenti degli stili di vita.
     Ed è indubitabile che il duplice impegno, posto finora sia sul versante della prevenzione, sia su quello della cura e della riabilitazione, hanno realizzato, in misura soddisfacente, ancorché non ancora sufficiente, gli obiettivi di fondo fissati dal Legislatore nel 1978, come dimostra in primo luogo l’allungamento della speranza di vita degli italiani.

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