L’interruzione volontaria di gravidanza nelle Marche tra organizzazione ed effettività del diritto

EDOARDO COLA
Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Dirigente Medico UOC di Ostetricia e Ginecologia, Ospedale di Macerata

Riassunto: Il diritto all’aborto è un tema rilevante e complesso, che suscita dibattiti su etica, morale, religione, legge e società. Da una parte, i sostenitori dei diritti riproduttivi delle donne sottolineano l'importanza dell'accesso sicuro e legale all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), dall’altra, alcuni la considerano immorale e cercano di limitarne l’accesso. Le leggi sull’aborto variano ampiamente tra i Paesi. In Italia, la legge 194 del 1978 consente l’aborto entro i primi 90 giorni di gravidanza, e successivamente in casi specifici. Tuttavia, l'accesso all’IVG è ostacolato dall’elevato numero di obiettori di coscienza tra i medici. Questo fenomeno crea ritardi e difficoltà, soprattutto in regioni con pochi professionisti disponibili. Nonostante l’Italia detenga uno dei tassi di abortività volontaria più bassi al mondo, l'accesso rimane disomogeneo. Le modalità attuative dell'aborto, inclusa la telemedicina, si sono evolute per migliorare l’accessibilità, tuttavia con delle differenze tra le diverse regioni. La regione Marche, ad esempio, non si allinea alle raccomandazioni nazionali, limitando ulteriormente l'accesso all’IVG. La discrepanza tra il Protocollo Operativo per l’IVG farmacologica della regione Marche e le raccomandazioni nazionali e internazionali evidenzia la necessità di un adeguamento normativo che garantisca un accesso equo e sicuro ai servizi di IVG. L’adozione di politiche più inclusive e allineate alle evidenze scientifiche potrebbe migliorare notevolmente l’accesso alle cure e proteggere i diritti riproduttivi delle donne nella regione Marche.

Parole chiave: aborto, interruzione, gravidanza, obiezione di coscienza, regione Marche

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